La pera Monteleone è originaria della zona dell’Orvietano e prende il suo nome proprio da uno dei comuni appartenenti a questa zona: Monteleone di Orvieto, in provincia di Terni. La prima attestazione scritta di questa varietà di pera regionale italiana risale addirittura al 1585, quando il medico gualdese Castore Durante da Gualdo la menziona nell’opera Herbario Novo, ispirata ai Discorsi di Pier Andrea Matthioli di circa quarant’anni prima, insieme ad altre qualità di pere dell’epoca.
Oltre che con il nome del paese d’origine, spesso declinato anche alla versione dialettale come pera muntiliona, la varietà umbra viene chiamata anche con l’appellativo di pera papera in virtù della sua forma particolare, con il collo ripiegato e il peduncolo obliquo (scopri di più sul picciolo delle pere) che ricordano il becco del pennuto, e del suo colore giallo. Ma c’è anche un nome che sottolinea le importanti proprietà nutritive della pera Monteleone: la bistecca del villano, così era soprannominata proprio in virtù del fatto che un frutto riusciva a sfamare quasi quanto un pezzo di carne, con un elevato apporto di nutrienti (scopri cosa contiene la pera).
Le coltivazioni di pere Monteleone erano in passato diffuse non solo in provincia di Terni ma in tutta la regione di confine tra il Lazio e l’Umbria, mentre oggi si tratta di una varietà di pera a rischio estinzione che ha trovato posto anche nell’Arca del gusto della Fondazione Slow Food (come anche per esempio la piemontese pera Martinone) allo scopo di preservarla. Eppure l’albero della pera Monteleone è un pero molto vigoroso e produttivo, che si coltiva tradizionalmente come albero singolo e isolato piuttosto che a frutteto: nei secoli scorsi gli alberi di pere Monteleone, proprio perché molto grandi e a sé stanti, venivano utilizzati spesso per delimitare i confini dei terreni o per separare appezzamenti con coltivazioni diverse.
La Monteleone è una varietà di pera tardiva poiché la sua epoca di raccolta si colloca in autunno inoltrato, solitamente intorno alla metà di ottobre – ma può arrivare anche a inizio novembre, comunque a seconda dell’epoca di fioritura che avviene a inizio aprile –; questo offre ai frutti il vantaggio di conservarsi a lungo durante l’inverno, anche per mesi. Un’ulteriore peculiarità riguarda il metodo di conservazione: anticamente le pere Monteleone di Orvieto venivano legate in trecce e poi appese in ambienti freschi e asciutti, per prolungarne la durata (scopri di più sui metodi di conservazione delle pere).
Una pera rustica, compatta e aromatica: così si può definire in sintesi la varietà Monteleone, che come detto si caratterizza per la sua forma irregolare e sferoidale e l’inserimento obliquo del peduncolo, con pezzatura media. Alla buccia liscia e di colore giallo, con la presenza di lenticelle e abbastanza spessa, fa da contraltare la polpa bianca e soda, abbastanza granulosa ma progressivamente più succosa con il procedere della maturazione.
Proprio a causa della sua consistenza il metodo di consumazione più frequente della pera Monteleone era come pera cotta: veniva infatti usata come ingrediente per zuppe dolci e spesso in abbinamento con le castagne, disponibili nello stesso periodo. Tipici ancora oggi della zona sono i dolci con le pere di Orvieto, dalle crostate di frutta alle pere con il cioccolato fuso fino alla ricetta delle pere al forno con il miele.