La fortuna della pera in tutto il mondo è il risultato di una storia millenaria (clicca qui per scoprire la storia della pera) e della relativa facilità di coltivazione della sua pianta, che l’ha portata a diffondersi in tutti i continenti. Oggi questo albero da frutto è presente in ogni angolo del pianeta e, grazie alla diversità dei climi e alle stagionalità delle varietà di pere (scopri quali sono le pere estive, le pere autunnali e invernali), sul mercato dei Paesi occidentali è possibile trovare questi frutti praticamente per tutto l’anno.
La pianta della pera, sia come pero selvatico sia nella sua versione frutto di innesti, è un albero da frutto (pyrus communis è il suo nome scientifico) in grado di adattarsi con successo a climi differenti e a terreni di vario tipo, pur soffrendo in particolare la presenza di calcare nel terreno. Il clima migliore per coltivare il pero è quello di tipo temperato: la pianta offre una buona resistenza al freddo (sopporta le temperature più basse durante l’inverno, mentre particolare attenzione bisogna prestare alle gelate primaverili) e teme maggiormente la siccità rispetto al melo, per cui è importante garantirle una corretta irrigazione. Anche insetti e parassiti non rappresentano un problema: la pianta delle pere è resistente alle malattie (tra le patologie del pero più comuni ci sono la ticchiolatura, l’oidio e la maculatura bruna).
Queste caratteristiche hanno favorito lo sviluppo della pericoltura in Italia, dove l’albero della pera ha fatto la propria comparsa in agricoltura tardivamente rispetto, per esempio, alla Francia ma ha conosciuto una rapida fortuna: oggi in Italia si contano oltre 3500 aziende agricole che coltivano pere, su un’estensione di quasi 30.000 ettari di territorio nazionale.
Il maggiore produttore di pere al mondo è, per distacco, la Cina: la nazione dove è nata la pera oggi è leader globale con una produzione di oltre 16 milioni di tonnellate all’anno (dati FAO – Food and Agriculture Organization del 2018), seguita dagli Stati Uniti, che ne producono meno della metà (730.000 tonnellate). Con le sue 716.000 tonnellate di pere coltivate ogni anno, l’Italia è il terzo produttore mondiale e il primo in Europa, dove precede Paesi Bassi, Belgio e Spagna. Nel resto del pianeta, la coltivazione di pere è in forte crescita in Sud America, specialmente in Argentina e in Cile, mentre i rimanenti primi posti fra i produttori sono occupati da Turchia, Sudafrica, India e Australia.
La tipologia di pera più coltivata in Italia è la pera Abate Fetel, a cui è dedicato oltre il 40% delle colture, seguita dalla pera Williams (la pera più diffusa al mondo), la pera Conference (che invece è la pera più coltivata in Europa), la pera Kaiser e la pera Coscia. Sebbene la coltivazione delle pere sia diffusa e praticata in tutta la penisola, il 95% dei frutteti coltivati a pera in Italia si concentra in sole quattro regioni: l’Emilia Romagna (da dove proviene il 60% delle pere made in Italy), il Veneto, la Lombardia e la Toscana. Le province con la più alta concentrazione di piante di pera sono tutte emiliane – Modena, Reggio Emilia, Bologna, Ferrara – e anche la pera Angys, una pera 100% italiana, è coltivata in queste zone: più precisamente in Emilia Romagna e in Veneto, in virtù del loro microclima particolarmente favorevole.